Lo Scopo dell`Uomo

Lo Scopo dell’Uomo

Messaggio da Pastore Renato Giuliani di Roma:

QUAL E` LO SCOPO PIU` GRANDE DELL’ UOMO ?

UN BISOGNO SENTITO DA SEMPRE

Ogni essere umano, nel suo interiore, sente il peso degli interrogativi riguardo all’origine, al significato e al destino della vita. “Come ha avuto origine l’universo? Che senso ha la mia vita? Cosa c’è dopo la morte? Esiste Dio?” Queste quesiti hanno tormentato il cuore dell’uomo da sempre. Li troviamo espressi nella Bibbia dall’Ecclesiaste, re di Gerusalemme, vissuto circa 2900 anni fa. Dopo molti anni spesi cercando di colmare il suo profondo vuoto interiore con ogni sorta di piaceri e attività, egli scrisse: “Poi mi misi a considerare tutte le opere che le mie mani avevano fatto, e la fatica che avevo impiegato a compierle; ed ecco, tutto era vanità, e un cercare di afferrare il vento… Perciò ho preso in odio la vita perché tutto ciò che si fa sotto il sole mi è divenuto disgustoso” (Ecclesiaste, 2:11, 17). Migliaia di anni dopo e in circostanze completamente diverse, Blaise Pascal (1623-1662) espresse simili angosce: “Nel vedere l’accecamento e la miseria dell’uomo sperduto in questo angolo dell’universo, senza sapere chi ce lo abbia messo, che cosa sia venuto a farci, che cosa diverrà morendo, sono preso da spavento, come un uomo che sia stato portato addormentato in un’isola deserta e spaventosa e si svegli senza sapere dov’è, e senza modo di uscirne” (Pensieri 693). I sentimenti di Giacomo Simpson, scopritore del cloroformio, non furono diversi. Nel mezzo della sua grande attività umanitaria scrisse: “Quando la benevolenza avrà compiuto il suo corso, quando non ci saranno più malati da guarire, quando tutto ciò per il quale ho vissuto finirà, cosa allora riempirà il mio cuore e i miei pensieri?” E cosa dire dell’uomo contemporaneo? Si potrebbe pensare che la scienza sia riuscita a rispondere ai suoi grandi interrogativi e che il benessere materiale sia riuscito a riempire la sua vita. Ma non è così! Dietro il suo finto sorriso e la sua apparente sicurezza si nasconde un uomo più che mai misero e deluso da una vita che sente sempre più priva di significato. L’uomo è perduto, per rendercene conto basta guardare al nostro mondo rovinato, alla nostra società corrotta, ai nostri matrimoni falliti, alle nostre misere vite e ai nostri giovani, che meno di tutti riescono a nascondere il loro smarrimento.

QUESITI CHE VORREMMO DIMENTICARE

Per quanto possa sembrare assurdo, benché perduto l’uomo non cerca di capire la sua condizione e di trovare una via di salvezza. Al contrario, fa di tutto per non pensarci. “Sin dall’infanzia” spiega Pascal, si caricano gli uomini di occupazioni, di impicci, e si fa loro credere che la mancanza di una sola di queste cose li renderà infelici. Così si riempie la loro giornata di preoccupazioni. Strano modo di renderli felici, direte voi! Che cosa si potrebbe fare di più per completare la loro infelicità? Come! Che cosa si potrebbe fare? Basterebbe liberarli da tutte le loro preoccupazioni; poiché allora vedrebbero se stessi, penserebbero a ciò che sono, si chiederebbero da dove vengono e dove vanno; e così non si può mai occuparli e distrarli abbastanza… Com’è vuoto il cuore dell’uomo”(Pensieri 143).
 
UN PROBLEMA SEMPRE PIÙ GRANDE
Per quanto l’uomo cerchi di dimenticare, col tempo il suo problema esistenziale si fa sempre più drammatico. Infatti, il giovane, benché inquieto e frustrato, trova rifugio nel futuro, sperando che l’automobile, il matrimonio, la casa, i figli e un buon lavoro diano un senso finale alla propria vita. Ma una volta ottenute queste cose, rimane deluso e si accorge che esse non danno un significato ultimo alla sua esistenza. Così, passata l’età degli entusiasmi, quando ci si ritrova improvvisamente vecchi e senza più mete da raggiungere, la vita perde quasi completamente significato e la si sopporta per istinto di sopravvivenza. Allora si guarda indietro e ci si domanda: “È possibile che gli anni siano passati così in fretta? Che senso ha avuto la mia vita? I miei progetti, le mie speranze, i miei sogni, dove sono finiti?”. Da giovani ci si era rifugiati nel futuro, ma quando si è vecchi nel futuro non si vedono che le difficoltà dell’anzianità, il timore della morte e l’angosciante paura di dover rendere di se stessi a Dio. Allora l’anziano si rifugia nel passato, spendendo i pochi anni che gli rimangono da vivere nei ricordi di ciò che è stato e non sarà mai più. E così, nella nostalgia e nel rimpianto, ci si lascia lentamente andare verso la morte che, inesorabile, ci attende. È possibile che la vita dell’uomo si esaurisca così? Che non vi sia nulla di più?

IL MESSAGGIO DI GESÙ   

“Qual è il comandamento primo fra tutti?”, chiese un giorno un religioso a Gesù. A questo interrogativo, Gesù rispose: “Il Signore Dio nostro è l’unico Signore. Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente, e con tutta la tua forza” (Marco 12:30). Questo brano è importante perché risponde alla domanda fondamentale sul senso ultimo della vita. Lo scriba ebreo di duemila anni fa, esprimeva il grande interrogativo chiedendo a Gesù quale fosse il primo fra tutti i comandamenti. Noi, oggi, chiediamo: “Qual è la cosa più importante nella vita dell’uomo?”. La risposta di Gesù è comunque la stessa: “La cosa più importante nella vita dell’uomo è conoscere Dio e amarlo con tutto il proprio essere!”. Gesù ci insegna che l’uomo è stato creato per lo scopo più alto e meraviglioso: conoscere e amare Dio. Questo è il suo primo dovere; e se non lo adempie, tutto il resto, in fine, si dimostrerà totalmente insignificante! Se oggi l’uomo vive nella miseria, è proprio perché ha fatto l’assurda scelta di voltare le spalle a questa meravigliosa chiamata, di vivere senza Dio e contro Dio, cercando poi di riempire l’immenso vuoto lasciato dal Creatore con cose effimere del mondo. Nelle parole di Gesù vi è sicuramente severità, ma anche misericordia e speranza. Infatti, è proprio facendoci comprendere il peccato fondamentale che ha rovinato le nostre vite che egli ci indica anche la via della salvezza. Perché, se scegliere di vivere senza Dio ci ha portati alla perdizione, tornare a lui sarebbe la nostra salvezza.

TROVARE DIO

La questione più importante della nostra vita è, dunque, trovare Dio. Se solo potessimo conoscere il Creatore e Sovrano di tutto ciò che esiste! Allora troveremmo anche la risposta ai nostri angoscianti interrogativi. In lui la nostra misera vita troverebbe il vero senso. In lui, Dio giusto e misericordioso, saremmo liberati dal male che ci ha rovinato, dalle ansie e dalle paure che ci angosciano. Conoscendo la sua grazia, potremmo vivere nella verità, nella giustizia e nel vero amore. Conoscendo il suo eterno perdono, potremmo affrontare con profonda pace la morte e l’eternità. Ma come trovare Dio? Il Vangelo risponde a questo fondamentale interrogativo. Esso ci annuncia che benché noi abbiamo abbandonato Dio, egli nella sua grazia non ha abbandonato noi! Dio è venuto a cercarci, divenendo uomo affinché potessimo trovare in lui la salvezza dalla nostra perdizione. Gesù Cristo, infatti, pronunciò queste drammatiche parole: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6). Se vogliamo conoscere la via, la verità e la vita, dobbiamo conoscere Cristo, perché in Cristo conosceremo Dio!

IL PERDONO DEI NOSTRI PECCATI

Ma egli aggiunge: nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Perché? Perché Gesù Cristo, Figlio di Dio, offrendo la sua vita in sacrificio, scontò con le sue sofferenze e la sua morte l’enorme prezzo dei nostri peccati. Lo disse egli stesso: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Matteo 20:28). Dio, nella sua sovranità e per l’infinito amore che ebbe per noi, scelse di punire suo Figlio mediante Erode e Ponzio Pilato, insieme con le nazioni e con tutto il popolo d’Israele, i quali fecero a Gesù tutte le cose che la mano e il consiglio di Dio avevano prestabilito che avvenissero (Atti 4:27-28)! La legge di Dio ci condanna a causa del nostro peccato, ci maledice, ma, coloro che credono nel Vangelo possono dire: “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge essendo divenuto maledizione per noi” (Galati 3:13). Carissimi, scrive l’apostolo Giovanni, “in questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati” (I Giovanni 5:10). Il nostro peccato ci separa al presente da Dio e ci separerà definitivamente dopo la morte. Ma Gesù Cristo ha interceduto per noi e ha pagato il prezzo dei nostri peccati, affinché, credendo in lui, noi potessimo venire a Dio Padre ed essere perdonati, riconciliati e accolti come figli per sempre. Per questo, come dice l’apostolo Paolo: “C’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti” (I Timoteo 2:5-6). Nessuna opera buona dell’uomo potrebbe mai cancellare il suo peccato davanti a Dio! Infatti, come insegna la Bibbia, il prezzo del peccato è la morte (Romani 6:23). Soltanto credendo in Cristo e nell’opera di espiazione che egli ha compiuto per noi morendo per i nostri peccati che l’uomo troverà il perdono di Dio! Come scrisse l’apostolo Paolo ai cristiani di Efeso: “È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere, affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8-9).

UN APPELLO DA ASCOLTARE

Nel messaggio del Vangelo troveremo sempre queste due realtà: giustizia e misericordia. Leggiamo di un Dio infinitamente santo, perfettamente giusto, che un giorno giudicherà tutti gli uomini e tutti punirà i ribelli che non hanno aperto il cuore alla verità del Vangelo ma si sono compiaciuti nella malvagità (II Tessalonicesi 2:12). Li caccerà dalla sua presenza per abbandonarli definitivamente ad una eternità di miseria e di dolore (Matteo 13:41-42; 25:41, 46). Ma la Bibbia ci annuncia anche che Dio è amore (I Giovanni 4:8), che egli non si compiace della morte dell’empio, ma che l’empio si converta dalla sua via e viva (Ezechiele 33:11), che Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3:16).
Dunque, come l’apostolo Pietro predicava 2000 anni fà, oggi il Vangelo rivolge all’uomo lo stesso appello: “Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati” (Atti 3:19). Chi crede in Cristo riceverà un perdono gratuito ed eterno (Romani 3:21-28), conoscerà una nuova vita alimentata dallo Spirito Santo e vissuta secondo il volere di Dio (Giovanni 3:1-18; Romani 6:8), ed entrerà un giorno nel regno eterno di Dio (II Pietro 3:13).
Il messaggio della grazia ci chiama dunque a ravvederci dal nostro peccato e tornare al Dio che abbiamo finora disprezzato, affinché le nostre vite siano salvate e trasformate dalla sua grazia e dal suo eterno amore. Perché soltanto quando Dio sarà il bene supremo della nostra vita, conosceremo il vero significato dell’esistenza, vivremo nella verità e, nel Dio assoluto e immutabile, troveremo il vero riposo dell’anima.
Se desideri conoscere più profondamente il messaggio biblico della salvezza, richiedi gratuitamente il libro “Tornare a Dio: la nostra sola speranza”, scrivendo a:

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